Ca’ Foscari inventa il Campus delle idee e del business

(01/10/2014 – Tutto Scienze, La Stampa)

Anna Martellato - Ca' Foscari inventa il Campus delle idee e del business

Spin-off, ricerche internazionali, progetti.
Il 26 settembre scorso l’Università Ca’ Foscari ha inaugurato il suo Campus Scientifico, cittadella della scienza tra acqua e terra, a Mestre Marghera. Un Campus “bio” costato 69 milioni di euro (40 finanziati dal Miur), con pannelli fotovoltaici, vasche per la raccolta dell’acqua, Clean Room. Parola chiave: interdisciplinarietà, affinché studenti, ricercatori, docenti e imprenditori possano scambiarsi idee e dare vita a progetti importanti. Alfa, Beta, Gamma, Delta i nomi degli edifici che ospitano aule e laboratori, fucine di innovazione: il futuro abita qui.

Computer che funzionano con la luce, vetri luminescenti che integrano i pannelli fotovoltaici, nuovi tipi di vetro. Per Venezia, lo studio del vetro associato alla fotonica (branca che studia la trasmissione e manipolazione dei segnali luminosi), è un invito a nozze, grazie alle oltre cento fornaci di Murano. Francesco Gonella, professore al Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi, oltre ad analizzarne le proprietà (come il dicroismo: il riflesso di due colori diversi a seconda dell’illuminazione), del vetro ne studia gli impieghi. Con un obiettivo: “sostituire apparecchiature elettroniche che manipolano flussi di corrente con strutture ottiche”. È il computer ottico. “Avete presente il rumore della ventola di accensione? Con il pc ottico non ci sarà: non passerà più elettricità, ma luce. Sarà la luce a veicolare l’informazione, risparmiando energia e guadagnando velocità”.

Il bandolo della matassa del tempo si sfila nelle due Clean Room del Campus: stanze pulitissime, tra le poche “classe 10” al mondo, dieci volte più pulite di una sala operatoria. Lì, ricercatori di Ca’ Foscari e Idpa-Cnr analizzano carote di ghiaccio artiche e antartiche per capire come l’uomo abbia influenzato il clima: è il progetto Early Human Impact. “Se vogliamo capire ciò che accade oggi dobbiamo capire il passato – spiega Carlo Barbante, paleoclimatologo -. Il passato ci aiuterà a fare previsioni per il futuro”. Un’anteprima? “Oggi sappiamo che l’uomo ha influito sul clima prima di quel che si pensa” svela Natalie Kehrwald, ricercatrice Usa sbarcata a Venezia. Come 800 anni fa in Nuova Zelanda, bruciando grandi quantità di legname o nel 1600 in Asia Centrale. Tra i progetti, quello coordinato professor Andrea Gambaro sulle emissioni del traffico navale nella Laguna di Venezia.

“Per fare buona ricerca bisogna collegarsi al concetto di sostenibilità”. Non ha dubbi Antonio Marcomini, leader del progetto SUN e da oggi nuovo direttore del dipartimento di Scienze ambientali al Campus di Ca’ Foscari. Il futuro è “nano”: SUN, acronicmo di SUstenible Nanotecnologies, è un progetto da 14 milioni di euro iniziato un anno fa e che terminerà nel 2017. Un progetto vasto, che vede insieme partners industriali e accademici. Non poteva essere altrimenti: l’obiettivo è fornire linee guida, buone pratiche e protocolli sperimentali per prevedere effetti, potenziali rischi e impatto a lungo termine dei prodotti nanotecnologici sull’ambiente e sulla salute. Ossia tutti i materiali nanocompositi che fanno parte a pieno titolo della nostra vita quotidiana, dal nanofilm di ferrozerovalente (utilizzato per la bonifica dell’acqua) al nanosilver, l’argento che troviamo anche nei tessuti.

Immaginate le centinaia di colture di molluschi disseminate lungo la costa adriatica, da Trieste alla Puglia, e le piccole imprese unifamiliari che se ne occupano. Immaginate ora il pescatore consultare le informazioni fornite per lui dai satelliti, e decidere a seconda dei dati se cogliere i molluschi o no, con la garanzia per chi li acquisterà (e mangerà), di un prodotto finale controllato. Informazioni su qualità dell’acqua, clima o alghe tossiche, in tempo reale: questo è il futuro portato avanti da BlueFarm, spin-off di Ca’ Foscari che studia acquacoltura sostenibile e che porta la ricerca scientifica sul mercato, dando indicazioni sulla gestione dell’acquacoltura e degli impianti. “Puntiamo all’integrazione di strumenti modellistici con dati acquisiti, come i satelliti – spiega il responsabile, il professor Roberto Pastres -. Come la partnership con la ditta francese ACRI-ST”.

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