La trapunta bianca

Forse avevo 14 anni. Non di più. Mi ricordo, nel primo anno di liceo, al massimo il secondo, l’incontro con una suora: ero in un liceo paritario, e allora la presenza delle Sorelle era in percentuale maggiore che oggi. Lei però non era una mia prof.

Ho un ricordo vago del perché ero lì con lei. Non era orario di lezione e l’aula era vuota. Era pomeriggio. Ed ero da sola. Si parlava di scrittura. Forse si erano accorti che non ero proprio una cima: avevo molta, troppa fantasia, ma tendevo ad andare fuori tema.

Fuori era inverno e nevicava. La suora, di cui non ricordo il nome e neanche il viso, ma ricordo la voce ferma e appassionata, mi invitò a guardare fuori dalla finestra.

“Che cosa vedi?”

“Vedo la neve.”

“E che cos’è la neve? Prova a descrivermela.”

Non capivo dove volesse arrivare.

“È morbida e bianca.”

“E poi?”

“E poi si appoggia sulle cose.”

“Che cosa vuol dire che si appoggia sulle cose?”

“Be’, le copre.”

“Quindi è qualcosa di morbido e bianco che copre tutto. E cos’è che copre le cose, cos’è morbido e bianco? A cosa potrebbe assomigliare la neve?”

Ci pensai un po’, incuriosita, messa alla prova. Stavo provando una sensazione nuova ed era eccitante. Come un esploratore che si avventura in un mondo nuovo, scopre un piccolo tesoro sotto strati di boscaglia e terriccio e piano piano scava, lo riporta alla luce, ne pulisce gli anfratti, lo lucida fino a scoprire i suoi dettagli, la sua particolare bellezza.

Quei tesori sono le parole. Gli aggettivi, che ho anche imparato a non usare nella cronaca, ma che se ben scelti e ben dosati sono il colore e il sapore in un testo, e in un attimo possono cambiarne il senso, accentuare, difendere, banalizzare, deridere, tuonare, ammorbidire.

Con quella donna, quella suora, quell’Insegnante, stavo scoprendo qualcosa che mi sarebbe servito, più in là, anche se ancora non lo sapevo. Il botta e risposta andò avanti ancora un po’.

“È come una coperta.”

“Oppure? Coperta si può dire anche in un altro modo?”

“Una trapunta.”

La suora sorrise finalmente soddisfatta e puntò il dito oltre il vetro, indicando la neve che aveva sorpreso la città, imbiancando i tetti delle case.

Una trapunta bianca copre la città“.

Era una Metafora.

Stamattina sono stata felice di svegliarmi, ricordare, e contemplare di nuovo quella trapunta bianca che aveva coperto la città.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento