The Accountant e la matematica – Intervista a Piergiorgio Odifreddi

(18/10/2016 – App al Cinema)

Anna Martellato - Intervista a Piergiorgio Odifreddi

Matematico, logico, saggista, divulgatore scientifico. Piergiorgio Odifreddi è una delle menti matematiche più poliedriche degli ultimi decenni. Per capirlo basta dare un’occhiata al suo sito www.piergiorgioodifreddi.it. Scrive non solo di matematica ma anche di filosofia, filologia, religione, politica. Il suo ultimo libro, Dizionario della stupidità (edito da Rizzoli), è un vademecum per proteggersi dalla stupidità della vita quotidiana. A lui, che ha la passione della matematica come il protagonista di The Accountant di Gavin O’Connor, al cinema dal 27 ottobre con Ben Affleck, abbiamo chiesto come va il mondo. E abbiamo scoperto che…

Professor Odifreddi qual è oggi, nell’epoca dei social, il potere della comunicazione? Come la matematica può aiutarci a capire il mondo (se può)?

La matematica può aiutarci a capire le parti del mondo che sono matematiche: il problema è dunque quali e quante siano queste parti. Una volta si pensava che l’ambito della matematica fosse riservato a un angolino del mondo, appunto: ad esempio, il “gioco di biglie” dei pianeti del sistema solare. Ma col passare degli anni ormai la matematica ha invaso campi quali la psicologia, l’etica e l’estetica, e diventa difficile immaginare qualcosa che non possa essere matematizzato, nella scienza e nell’umanesimo. E soprattutto che non debba essere matematizzato se se ne vuole parlare seriamente, invece di limitarsi alle ciance.

Il protagonista di The Accountant è un genio matematico che fin da bambino ha avuto seri problemi a relazionarsi con gli altri. Lei che percorso ha avuto? Si è mai sentito diverso?

Io per fortuna non sono come quei geni e dunque ho avuto una vita perfettamente normale. Ho iniziato a capire che in matematica “riuscivo bene” verso la fine delle medie: cosa normale, visto che l’attitudine al pensiero logico-deduttivo è appunto l’ultima a svilupparsi nel bambino e nell’adolescente, e arriva verso la pubertà. Effettivamente a volte chi capisce e ama la matematica può avere la sensazione di essere “diverso”; perché in genere non la si capisce, e tanto meno la si ama. Ma ciascuno di noi si sente sempre perfettamente normale, comunque sia fatto, a essere “diversi” sono sempre gli altri…

I diversi mettono paura. Perché?

Perché siamo animali gregari, che hanno paura di uscire dal branco e andare in solitario. Ma anche perché, ovviamente, si capiscono meglio coloro che ci assomigliano, mentre quelli che differiscono da noi rimangono “un’incognita da risolvere”, per parlare appunto da matematico.

Lei ha scritto il libro Dizionario della stupidità (378 pagine, 18 euro) per proteggersi dalle “scemenze della vita quotidiana”. Cos’è che ci ha reso stupidi?

A parte eccezioni, soprattutto nel campo della politica e della religione, le persone non sono “stupide” o “non stupide”: ciascuno di noi fa molte cose stupide, e molti di noi riescono a volte a farne qualcuna di non stupida. A renderci stupidi è appunto l’istinto gregario, che ci fa andare come pecorelle dietro gli imbonitori di ogni genere: a parte i già citati politici e religiosi, anche i filosofi e i letterati. O almeno, quelli di un certo genere: cioè, quelli che non sono stupidi, appunto.

Definisca “stupido”.

Come ricordo nel mio Dizionario, la parola significa letteralmente “stupito, sbalordito, stupefatto, stordito, smarrito”. Dunque stupido è, in senso metaforico, chi è incapacitato ad agire, o almeno ad agire correttamente, perché la realtà ha su di lui un effetto di stordimento che lo rende, appunto, temporaneamente o permanentemente “instupidito”.

Viviamo una stagione, come dire, vivace: Renzi e Grillo, Brexit, Trump e Clinton, Putin, Assad e quel ragazzone in Corea del Nord che gioca a fare Rambo. Come la vede?

La vedo abbastanza male, ma non tanto peggio di come probabilmente è sempre stata: anzi! I personaggi citati certo non brillano per intelligenza e competenza, chi più chi meno, ma altrettanto certamente non sono come i dittatori che hanno funestato la prima metà del Novecento: Hitler, Stalin, Mussolini, Franco, Salazar… Al paragone, non stiamo poi così male.

E Daesh, ossia l’Isis? Qui c’entra la stupidità (dell’Occidente?) oppure la religione?

Neppure l’Isis sembra granché, in confronto alla Santa Inquisizione o ai Conquistadores: i quali hanno invaso interi continenti, non un piccolo fazzoletto di deserto. Di nuovo, non stiamo poi così male, anche se tendiamo a dimenticare come stavamo, e dunque a sottovalutare come stiamo. In ogni caso, sia nel caso dell’Isis che in quello della Santa Inquisizione, la religione sicuramente aiuta a diventare anche più stupidi di quello che già si è.

A chi dedicherà la prossima intervista immaginaria? No potevamo non chiederglielo: sono strepitose.

Sono contento che qualcuno le apprezzi. Ma fare interviste immaginarie, almeno come le faccio io, richiede una profonda conoscenza dell’intervistato, visto che è appunto impossibilitato a parlare, e bisogna usare le risposte che ha dato quando ancora poteva. Le interviste che ho fatto a Archimede o a Newton, erano appunto interviste a persone che conoscevo sufficientemente bene, per averne studiato le opere. In questi anni ho studiato da un lato Lucrezio, e dall’altro Keplero: forse potrei provare a intervistare loro, se me lo concedono…

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