Intervista ad Andrea Iervolino, produttore

(23/03/2016 – App al Cinema)

Anna Martellato - Intervista a Andrea Iervolino, produttore

«Bisogna amare ogni singolo film. E tracciare nuove strade.»
Dodici film internazionali all’anno con star hollywoodiane da capogiro e un pizzico di “dolce vita” italiana. AMBI Pictures si prepara a conquistare il mondo. A cominciare da quella joint venture a Dubai…

Di quel ragazzino scappato di casa a 15 anni e che a 16 ha realizzato il suo primo film sono rimaste due qualità: tenacia e ottimismo. In un mondo fatto di muri e ostacoli sono utili. A lui, Andrea Iervolino, 28 anni, italo-canadese sempre in viaggio tra l’Europa, il Canada e Los Angeles, il più giovane e apprezzato imprenditore italiano del settore cinematografico, queste due qualità servono ancora per tracciare nuove strade. Quelle che nessuno ha mai battuto e che ti portano a scoprire nuovi mercati. Così è nata la Cineschool day, organizzazione che proiettava nei cinema i film a sfondo sociale (prodotti da lui) per i quali la sera non c’era posto e che, grazie alle forti tematiche, nel giro di qualche anno è entrata nel Pof, il piano dell’offerta formativa del Ministero dell’Istruzione. Mica male, per un sedicenne.

Da allora Andrea Iervolino non si è più fermato. Azionista insieme a Monika Bacardi della AMBI Pictures, società di investimenti la cui missione è finanziare film internazionali a medio alto budget con cast hollywoodiano, parla volentieri del suo passato e ancora più volentieri del futuro.
“A 18 anni ho capito che ogni Paese il cinema è fatto da poche persone. Come se fossero dei piccoli club. Ho avuto la fortuna di incontrare Luciano Martini e diventai suo socio. Ma l’Italia, da sola, ha un mercato molto limitato. Ho creato allora un business internazionale, trovando sistemi alternativi per far sì che i prodotti realizzati in un mercato piccolo, ma buono, come quello italiano non vadano ad appesantire il mio piano finanziario“.

L’Italia non è un mercato da prendere in considerazione, quindi?

Al contrario, l’Italia ha un potenziale unico. Tutti amano l’Italia, tutti ne sono affascinati e tutti hanno un grande ricordo del cinema italiano del passato. La possibilità di girare film importanti americani in Italia, con elementi italiani e internazionali, non è assolutamente un limite ma un incentivo. Senza contare la nuova Tax Credit, che entrerà in vigore nel 2017: darà diversi incentivi per i produttori di film esteri in Italia: questo Paese diventerà uno dei mercati più desiderati al mondo.

Qual è la vostra visione di cinema?

AMBI produce dodici film all’anno con un’offerta molto diversificata. Dagli animation movie per bambini ai thriller, ai drama. Tutti con attori di alto profilo, da Selena Gomez ad Al Pacino. Stiamo cercando di specializzare le nostre squadre e creare dei team creativi per i singoli progetti. In Italia siamo in produzione con Lamborghini, film sulla storia del grande Ferruccio Lamborghini: ci fa onore raccontare una storia parte della Storia di questo Paese. E con Sarah Jessica Parker abbiamo girato All Roads Lead to Rome (con Raoul Bova, Paz Vega, Claudia Cardinale e Rosie Day, ndr): uscirà ad aprile con Medusa. Ma tutti i film che facciamo li amiamo tutti allo stesso modo.

Il sogno nel cassetto che vorreste realizzare?

Non è un film, non è un premio, ma è la voglia di costruire un’azienda che in pochissimi anni speriamo di vedere paragonata a livello produttivo a Fox, Universal, Warner. Il piano d’investimento di AMBI è questo: creare uno studio con una presenza mondiale.

C’è stato il 12esimo Dubai Film Festival. Che novità ha portato?

Il Middle East è un mercato in crescita. Lì abbiamo consolidato la presenza di AMBI e stretto accordi importanti: una joint venture per cinque film di 50 milioni l’uno all’anno, quindi per cinque anni.

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